La Festa 2015

Festa della Lega di Cultura di Piadena 2015

… come sempre a Pontirolo, dal Micio

[non più in pochi pochi e nel giorno di S. Giuseppe per festeggiare il Murand e…; ma…]

Piadena. Già, Piadena! La Lega di Cultura di Piadena. Già, la Lega di Cultura! La festa della Lega di Cultura di Piadena, a Pontirolo, come sempre, dal Micio. Già, la festa! Tanti, anche quest’anno, sia pur sottotono: causa forse maltempo preannunciato ed in parte, inizialmente, effettivo? Sì, perché e comunque, come ha quasi sentenziato Paolo Ciarchi, quest’anno presente ed in gran forma, “ogni anno ritornano”; forse come tanti “donchisciotte” alla ricerca della propria “bellezza e libertà”, al pari del canto esplosivo di Marco Rovelli?
Il sole nero cinquant’anni dopo.

(lettera a la Repubblica di sabato 21 marzo di Michele Massa, da Bologna, il giorno dopo l’eclissi di sole della mattina di venerdì)
Nei primi anni ’60, ancora bambino, con un vetro affumicato da una candela, vidi per la prima volta il sole nero. Rimasi attonito e pure spaventato. Stavolta invece, con i capelli grigi e con una più ricercata maschera da saldatore, l’ho ammirato con fanciullesco stupore, provando diverse sensazioni. Ho pensato alla grandiosità della natura, alla perfezione dell’universo, ma anche all’eterna lotta tra la luce e il buio, allo scontro tra il bene e il male, tra la vita e la morte. E come non riflettere sulla piccolezza di noi uomini, sperduti nell’immensità del cosmo? Quante emozioni si possono provare in una tersa mattina di primavera, guardando nel cielo un disco giallo e uno nero, che decidono di incontrarsi.

La mia prima volta fu nel 2003 (o 2002?). Forse nel 2002. Ma allora arrivai la mattina, era la prima volta, non ne sapevo nulla. Rimasi allibito, sbalordito, trasognato. Ricordo ancor oggi quello stupore, quella meraviglia, quell’emozione. Non sembrava vera, la festa, non sembrava vero, il tutto. Non trascrissi nulla di quella prima memorabile giornata. L’anno successivo ci tornai. Cominciai ad annotare e fissare per iscritto le sensazioni. Di quell’anno non ve ne è traccia (o, meglio, sì, ma va ricercata negli anni successivi…). Poi, anno dopo anno, cominciai a riportare sul mio taccuino quanto mi girava intorno, luci e colori, suoni e canti, cori e grida, sorrisi, risate, imprecazioni. Il 2012 è vuoto. Come mai? Ne sono rammaricato: forse una mia distrazione? Ma eccomi di nuovo.
Già, la festa!
E’ venerdì, è il primo giorno della nuova (fredda e incerta) primavera, è sera, siamo al teatro di Casalmaggiore. Il pomeriggio è stato un cauto preambolo. La festa inizia ora, adesso, lo ha detto al microfono il Micio. E allora… viva la festa! Il primo giorno. Il concerto grande di questo venerdì verte su due principali spettacoli: “mira la rondondella”, del gruppo del “Gianni Bosio” di Roma guidato da Sara Modigliani (e presentato da Sandro Portelli) e il “viaggio nella mia anima Rom” del “debuttante” Alexian Santino Spinelli. Il primo (imperniato sul libro omonimo con doppio CD: musica, storie e storia dai castelli romani) focalizza l’attenzione su Genzano, dai tempi della Brigata Garibaldina all’antifascismo e agli anni successivi all’ultima guerra mondiale. Che bellezza! Il secondo è la storia e la musica Rom, sorprendente e accattivante perché è lo stesso Santino (il gruppo è oggi da lui con un proprio figlio rappresentato) a renderlo tale. “Senza il passato non si può avere futuro”, dice. E allora ecco il suo racconto, a parole, energiche e forti, chiare e significative, e con la sua musica, le sue canzoni, da troppi “rapite”. Per raccontare il “suo mondo Rom”, quello vero. Che sorpresa!
Sabato, secondo giorno della festa. Già la festa! E’ mattino. In Municipio si inaugura la retrospettiva fotografica dedicata a Giuseppe Morandi: LAVORI DI TERRA: i paisan, i volti della bassa padana, ventunesima estate. Mi piace riportare un estratto dell’estratto dal testo critico di tale mostra da parte di Arturo C. Quintavalle.
Morandi faceva vedere delle facce, delle figure, dei personaggi, anzi i protagonisti del lavoro. La sua non era una visione da lontano: la tradizione della Lega di Piadena, l’impegno politico e civile, sono l’asse portante, il modo per spiegare il lavoro di Morandi… Le foto sono dure, intense, molti ritratti, una messa in scena dei protagonisti del lavoro…
Ma prima della mostra in una decina abbiamo fatto visita alla Casa delle Arti e del Gioco di Mario Lodi. A Drizzona, grazie ad Enrico Tavoni. La moglie e una delle figlie ci ha gentilmente guidato in questa realtà, fondata nel 1989. E’ stata cosa particolarmente apprezzata e molto interessante. Mario Lodi è scomparso un anno fa. Scrisse la figlia Cosetta. “Con coerenza e tenacia ha dedicato tutti i giorni della sua vita allo studio e all’impegno diretto con i bambini per mettere in pratica una scuola di valori, il cui fine ideale è la formazione del cittadino libero e democratico. Le sue opere, gli scritti, le testimonianze, hanno segnato la storia pedagogica e culturale del nostro paese… Mario Lodi era mio padre. Un padre delicato, rispettoso, esemplare. E’ stato anche il mio maestro alla scuola elementare, nella indimenticabile classe de Il paese sbagliato, un’esperienza il cui nitido ricordo resterà fra i più belli della mia vita”.
La mattinata scivola nel pomeriggio, dopo il pranzo – opera di “mani capaci di pensare”, che sono quelle del piccolo grande Piero, che coordina in cucina (grazie però anche voi infaticabili donne!) la preparazione di centinaia e centinaia di coperti (dal giovedì al lunedì sarà il suo turno ininterrotto! ). Il pomeriggio; già il pomeriggio! Tema del Convegno con dibattito è il “precariato”. Tutti potranno intervenire, preannuncia il Micio, come anche tacere però; sì, perché “dietro un silenzio si può celare un grande pensiero”. Estrapolo da un volantino, Giusèp ne è l’artefice, credo (o forse l’indistruttibile accoppiata Giuseppe-Micio?! Invece no: mi dicono che è opera del “mitico” Peter Kammerer), che a tutti è predistribuito (punto 0/3):
Tutto è nato da queste parole di A. Natoli nel lontano 1985: “Ci troveremo di fronte ad una sovrappopolazione improduttiva che tenderà ad essere la maggioranza della popolazione. Questa situazione cambia tutto. Il problema sarà non più quello classico dello sfruttamento, ma l’alienazione della maggioranza della popolazione che sarà privata della propria capacità lavorativa, cioè espropriata dal lavoro. Invece di esserci la liberazione dal lavoro ci sarà l’espropriazione della capacità lavorativa…
E da Piadena torniamo a Pontirolo, perché non c’è solo la cena. C’è il concerto di Marco Rovelli. [E tanto altro.] Mi limito a sottolineare lo spettacolo “La leggera”, dedicato alla figura della compianta Caterina Bueno. Già, Caterina Bueno, la Caterina! Un’ora? Un’ora di esplosiva, pure questa, perfomance con “Maremma Maremma” da tutti cantata quasi a squarciagola, ma con attenzione e delicatezza. Che meravigliosa sensazione!
Domenica, terzo giorno. La festa; già la festa! E passi il “dibattito” a coda della presentazione del libro “Esigete! Un disarmo nucleare totale”. Perché tra pioggia, inghippi, contrattempi, la grande festa esplode! La festa! Anziani (non accompagnati), neonati (accompagnati), bambini (sotto controllo?), giovani e meno giovani, e adulti (ma non vecchi). Perché l’esibizione dei gruppi presenti, tra boccioni di bianco e di rosso, tra cotechini, spalle cotte, coppe, salami, provole e forme di grana padano come si deve, le paste, con una dovuta attenzione non soltanto ai vegetariani ma pure ai vegani (onore al merito a Lauretta, se non erro [e se erro, non grave è l’errore] e non soltanto a lei) è cosa attesa, cercata, determinante, necessaria. Che piacere!
Questa è la festa. Questa è stata la festa. Già, la festa!

Daniele Crotti

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